Città tropicale

Uno stato di coscienza alterato può essere causato da tante cose: da una sostanza psicoattiva, ovviamente, e anche dagli effetti dell’astinenza da essa; da una religione che può cambiare radicalmente il modo di vedere la realtà (studi hanno dimostrato che i sentimenti religiosi attivano certe aree del cervello, dunque si può dire che il cervello di un credente fervido funziona diversamente da quello degli altri); ma anche dal caldo opprimente che prosciuga la lucidità mentale. Città tropicale (Polidoro editore), secondo romanzo di Luca Bernardi, è un libro in cui l’alterazione della coscienza (in tutte queste forme, che si alternano e si sovrappongono) permea quasi ogni pagina, come un filtro che distorce in maniera impercettibile ma persistente tutto ciò che i protagonisti (e noi con loro) vedono e vivono.

Si apre proprio con la descrizione di un paesaggio che l’afa sembra trasformare in una allucinazione, fatto di cose che si accumulano una dopo l’altra come apparizioni scialbe: «Correva scalza nel vialetto sotto il cielo bianco tupperware. Sul prato secco una barbona aizzava corvi e due donne salutavano il sole smorto. Rider supini sulle panche giornali stesi in faccia. Signore rigide guinzaglio dietro la schiena e bassotti a lingua fuori tra le ortensie vizze. Sotto un cedro ragazzini in cerchio con dalle casse». A correre scalza è la protagonista Zoe. Segue la descrizione di un incontro con il suo psichiatra da cui viene a sapere che dovrà sospendere il Nivanal, uno psicofarmaco che Zoe assume da anni e che è appena stato ritirato dal mercato. Lo psichiatra fa di tutto per rassicurarla, eppure le sue parole suonano sottilmente inquietanti. E l’inquietudine (alimentata dalle voci allarmanti sul Nivanal che proliferano online) Zoe se la porterà dietro per tutto il romanzo, come se costantemente incombessero su di lei effetti collaterali imprevedibili.

Siamo in una grande città mai nominata (ma molto probabilmente si tratta di Milano). Zoe ha 25 anni, origini tunisine e un passato traumatico; sbarca il lunario lavorando come babysitter di una adolescente figlia di una ricca coppia che lavora nel campo della moda. Il suo ragazzo è un aspirante rapper che di mestiere consegna cibo a domicilio e che progetta di fondare una religione. La fine della sua relazione e la perdita del lavoro danno il via, per Zoe, ad una serie di vagabondaggi nella città, che infine la porteranno ad incrociare la strada de Il Cieco, una celebrità del rap, rimasto invischiato in un losco affare legato allo spaccio di Nivanal. Intanto, pare diffondersi ovunque il culto dell’Abysso, una strana religione che mescola misticismo, filosofia del pensiero positivo e teorie del complotto.

Città tropicale è un romanzo labirintico, in cui non è mai chiara la direzione verso cui si sta andando. A complicare la trama urbano-picaresca c’è una rete di richiami e collegamenti interni che va infittendosi sempre più: con scoperte di legami inaspettati tra i personaggi ed elementi di contorno e simboli che ritornano ossessivamente. Insomma, un caos inestricabile nel quale baluginano continuamente spie che sembrano suggerire un disegno unitario (o il sospetto paranoico di un disegno unitario), che comunque rimane sempre al di là della possibilità di essere pienamente afferrato o compreso.

Luca Bernardi usa una scrittura impressionista e fluida, nella quale i registri, le situazioni, i punti di vista possono mutare a un ritmo incalzante e imprevedibile. Nei momenti stilisticamente più riusciti e originali può capitare al lettore di sentirsi preso da un flusso incalzante, che lo sballotta da una parte all’altra, senza dargli il tempo e l’agio di capire bene tutti i passaggi che lo hanno portato fino a lì. Ciò porta a un senso di spaesamento, oltre al rischio costante per chi legge di perdersi snodi importanti, soprattutto verso il finale, quando la trama accelera ulteriormente. Una scelta coraggiosa, che probabilmente alienerà il gradimento di qualcuno e costringerà tutti a uno sforzo di attenzione supplementare (se non alla rilettura di alcuni passi), ma che si rivela azzeccata. Perché, pur non mancando qualche eccesso, il romanzo conquista quello che forse è il risultato più prezioso per un giovane scrittore: avere una voce personalissima.

Narrativa | Città tropicale | Luca Bernardi | Polidoro | 264 pagine

Marcello Conti è nato in Piemonte nel 1992. Si è laureato in Lettere moderne a Torino e ha studiato giornalismo a Bologna. È giornalista professionista e collabora come cronista con Repubblica. Cura il podcast indipendente Sottolineature, dedicato alla saggistica.

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