Vivevano insieme nella periferia di Sofia e ascoltavano il vento scontrarsi con le pareti davanti a ingombranti tazze di caffè riscaldati. Lui diceva sempre parole adulte e le sue labbra si muovevano piano per non riaprire la crepa. Lei gli sorrideva anche quando era arrabbiata e le sue mani contorcevano un foglio di carta. La sera non era densa e sapeva far venire a galla anche le voci più sottili. Calò rapidamente e li trovò seduti allo stesso tavolo, come ombre nel buio. Le sette di sera erano l’eternità, che in quel momento sembrava immutabile e d’argento. Lui alzò la testa e le fece un cenno con la mano. «La notte in cui lasciai la Bulgaria vidi una donna fare l’amore con due uomini nella stiva, uno di loro era il capitano. Attraverso il vetro riuscivo a vedere le smorfie che faceva; adesso non sarei in grado di descriverle, ma le ricordo bene.» La donna rimase in silenzio. Si domandò perché rievocasse adesso quel ricordo, ma non colse il momento giusto per chiederlo. Lui stava già continuando: «Il Mar Nero mi è sempre sembrato un vecchio gigante, e in quel momento, in quelle smorfie, mi sembrava un bambino addormentato». Ci …