«È stata una liberazione. Ho provato una felicità immensa. Di colpo mi sono liberato da due mali: la fatica provata a realizzare il mio progetto e l’impossibilità dovuta alle cose… Finita l’oggettività, un sentirsi un oggetto fra gli oggetti… mi ritrovavo vivo, capace di emozioni, di reagire…»
La citazione è tratta da L’airone di Giorgio Bassani, romanzo ambientato in provincia di Ferrara. Qui siamo invece nella provincia di Modena, a circa 100 km di distanza, forse meno. L’ambiente naturale, lo spazio vasto e pianeggiante, claustrofobico, è la zona che unisce i due romanzi emiliani.
«Dalla vetrata che accompagna il percorso guarda verso i binari, scorge i ragazzi che sui marciapiedi attendono di salire sulla littorina delle Reggiane, saltellando prima su un piede e poi sull’altro, quasi in seduta di footing e urtandosi e ridendo dietro le sciarpe arrotolate al viso. S’arresta per accendersi una sigaretta. Sbircia nella sala d’attesa, abitudine, non una volta sola c’ha rimorchiato su quelle panche, ne avrebbero da raccontare quelle mura screpolate.»
Questa invece è tratta da Altri libertini, di Pier Vittorio Tondelli. Allo stesso modo, nel romanzo di Licia Giaquinto i personaggi sono mossi continuamente da una tensione di morte, da una quotidianità che li spinge ad agire verso un ideale che li illude, li usa, li lacera. In Cuori di nebbia, romanzo ripubblicato da TerraRossa, i protagonisti raccontano una storia comune ciascuno dal proprio punto di vista. Esperienza corale di un mondo stantio, tagliato da una strada provinciale su cui passano i tir, l’ombra della Ferrari di Maranello sullo sfondo. I camionisti si fermano dalle prostitute per un po’ di riposo, giovani ragazze dell’est arrivate dopo la caduta del Muro. È un’Italia consumata, ma ancora offesa. Sono tanti i riferimenti storico-culturali alla Seconda Repubblica, un mondo che Tondelli aveva anticipato. Giaquinto spinge di oltre
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