In L’amore al fiume (e altri amori corti) (in libreria da questi giorni per i tipi di Wojtek), Ezio Sinigaglia torna a parlare con la consueta sagace brillantezza linguistica e caratterizzante di amori durante la vita militare. La composizione si fa come sempre intelligente e ardita e i 6 racconti che compongono questa nuova uscita raccolgono ancora una volta svariati tipi umani, tutti percorsi da fremiti erotici e complesse e burrascose situazioni. Il campo all’interno del quale si svolgono queste storie intrecciate fra loro senza un preciso incastro ma seguendo logiche più che altro dipendenti dai temi che ricorrono fra i vari personaggi, è il classico spazio disordinato e disorganizzato dove vige una disciplina apparente e tanta noia, vero motore dell’eros che in bassorilievo esce dalla pagina pungente e avvolgente.
Nel primo racconto, L’amore al fiume, sin da subito infatti emerge l’ironia di Sinigaglia che condurrà poi a soluzioni stilistiche e tematiche degne di un attento osservatore della realtà e dei comportamenti umani. La voce narrante è lirica, ampia, precisa, e a ben guardare è proprio questo il tratto migliore della penna, del graffio di Sinigaglia, attraverso il quale si può vedere nella sua interezza ora questo ora quell’uomo preso nei suoi presupposti sociali, in questo ambiente specifico, con gli altri commilitoni bersaglieri. I due protagonisti del primo racconto li troviamo subito nudi a fare il bagno nel fiume, e alla totale naturalezza della situazione si aggiunge la differenza fra Cecconi e Zanella, il primo un sagace conquistatore e conoscitore degli impulsi erotici maschili, il secondo un rude soldato che appare stordito dalla novità, alla quale l’altro si avvicinerà con delicatezza per ammorbidirne il contraccolpo psicologico, arrivando a scoprire una rudimentalità non priva di furbizia e senso dell’onore, il tutto sempre con il consueto doppio registro linguistico al quale Sinigaglia
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