Spaesante. Come la verità. Una certa verità. La masturbazione, l’orientamento sessuale, la sessualità, il porno, il tradimento, il senso di colpa. I primi passaggi del nuovo romanzo di Vanni Santoni sfiorano, non accarezzano il lettore; proprio come farebbe una mano ancora tiepida sul basso ventre. Poi cresce il desiderio di vederci più chiaro, su quella «Verità su tutto» dichiarata nel titolo Mondadori. Protagonista è Cleo (Cleopatra Mancini): la quale dopo essersi già abbondantemente messa a nudo nelle prime pagine, tra storie di università e lenzuola, quindi professione e amore, rivendicando piccoli successi, ammettendo errori e ripercorrendo episodi del suo passato che sanno di fallimento ma che comunque fanno parte di un percorso di sviluppo, si concede un’autodiagnosi: «Io volevo andare nella direzione opposta, pensava già questo, Bernhard, da ragazzino, e con una pervicacia quasi mistica, viene in mente proprio Weil che si butta in fabbrica… Avessi avuto un analista, una persona addestrata a deproblematizzare qualsiasi cosa, pagata per obnubilare problematizzando, mi avrebbe detto magari che esageravo a costruire un castello di speculazioni a partire da così piccoli sensi di colpa, che il male che avevo fatto era in fin dei conti minore di quello inflitto da tanti altri» (pag. 73). …