Cade un anello dalla scrivania. Scivola da una pila di fogli. Elisa guarda l’orologio. Si sente il trillo di Skype. Boris risponde. Esce fuori un ragazzo: «La strada è in tilt». Elisa si avvicina. «Vasyl si volta, tira calci al bidone della spazzatura. Vedo una massa di giallo, che esplode. Vasyl mette le mani in faccia. Ha un tatuaggio sul braccio. Ci sono i giornali lasciati a terra dagli impiegati.» Il ragazzo ha i capelli spessi, turchini, folti, gli occhi neri. «Svolta un bambino, in sella a una bici. Vasyl è davanti al negozio di televisori. Gli apparecchi proiettano film.» Lo psichiatra indica la maglia bianca, strappata, i tagli. «Guardo la scritta assurda, in piazza; arriva una specie di formicolio: Ai rifugi antiatomici con ingresso nella metropolitana, con ordine». Il ragazzo riprende fiato. «Il dito in pixel è verso il sottopassaggio. A Vasyl faccio dei cenni. Le auto saltano pochi centimetri indietro e avanti. Il gas esce dai tubi di scarico. Vasyl sbarra gli occhi, digrigna i denti, gira il viso.» La notte Boris chiude gli occhi sereno. Sua figlia dorme nella camera davanti, una stanza piena di bianco, in cui ogni cosa ricorda una stella: lampada, divano, coperte, cuscini. …