Un mancato addio

Cos’è in fondo una vita? La nostra memoria imprime gli eventi più incredibili e straordinari, ma ciò che realmente ci dà energia è la magia del quotidiano. E cos’è allora il quotidiano? È il lento stratificarsi di una routine, gesti tutti uguali, piccole certezze che costellano il giorno e che in genere finiamo per odiare o identificare con la noia e la depressione. Poi, all’improvviso, tutto va in frantumi. Si pensa, in questi giorni, agli abitanti di Kiev e delle altre città ucraine mentre in Atti di un mancato addio del giovane Giorgio Ghiotti (classe 1994), libro in corsa per il Premio Strega, il fattore scatenante è la scomparsa di Giulio, amico del gruppo di giovani protagonisti che anima le pagine del libro.

La prosa elegante del romanzo porta il lettore nella vita degli universitari di Roma. La Città Eterna ha una sua parte e il quartiere San Lorenzo partecipa alle vicende, con le sue vie dedicate ai popoli italici, i suoi locali, le sue tabaccherie, le sue case un tempo operaie e ora popolate da una fauna mista fatta di studenti, fuorisede, lavoratori, immigrati, prostitute. Se Roma è madre per tanti fuggiaschi, San Lorenzo è il porto in cui molti di questi fuggiaschi e trovano riparo. Non è un caso che nelle prime pagine appaia Bologna, un’altra città rifugio per universitari e non solo.

La voce narrante di Edoardo, studente di Lettere, ci conduce dunque nell’equilibrio spensierato di questo gruppo variegato di giovani, equilibrio che si incrina quando uno di loro si incammina lungo la Tiburtina e non torna più. Le ricerche della polizia, della famiglia e degli amici non portano a nulla e il gruppo si trova a dover convivere con una perdita che sembra non trovare spiegazioni.

Non trovando più fisicamente Giulio, i protagonisti si affanano a

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