Nella tradizione italiana dei sillabari, Parise, e in parte Savinio con la sua Nuova Enciclopedia, ci avevano mostrato quello che Sinigaglia ha colto in pieno: un sillabario non è un semplice incasellamento in categorie definite (in questo caso le lettere), ma uno spazio di libertà dove comporsi e comporre un ordito a piacimento. Quelli sono stati e sono libri che sistemano, mettono in ordine, vengono incontro allo smarrimento congenito di ogni lettore. Qui il destinatario dei benefici di questa pratica, come apprendiamo sin dall’introduzione, è lo stesso autore. Viene addirittura in mente, leggendo il Sillabario all’incontrario (edito da TerraRossa), che il criterio, portare avanti un’esplorazione à rebours, debba inevitabilmente condurci comunque, imprescindibilmente altrove, e quindi oltre. Oltre è infatti la lettera O scelta da Sinigaglia proprio per marcare una differenza fra un “non qui” e un “più lontano”. Anche Lontano è un’altra delle scelte di questo sillabario diffuso. Il suo titolo alternativo potrebbe essere “Guida ragionata per smarrirsi”.
«Ciò che questo libro ha di insolito è il fatto di essere nato da una vera e banale malattia del corpo, che soltanto in un secondo tempo si è trasformata in una malattia dell’anima da curare con la scrittura.»
Infatti non scrivere per comprendere la propria natura è il punto su cui soffermarsi, ma la scelta della metodologia da adottare a essere uno svelamento che si costruisce nel suo stesso scriversi.
In altre parole il Sillabario si fa modo di parlare di sé, va a comporre una sorta di trama, il pezzo
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