Le radici del giallo

Carlotto torna alla pubblicazione con Il Francese, fresco di stampa per Mondadori. Il Francese è un macrò, un magnaccia che gestisce un gruppo di prostitute di alto borgo.

O almeno, questa era l’immagine che si era faticosamente costruito, ma non era certo che i frequentatori della sua maison, anche i più assidui, avessero colto la differenza.

Ci tiene alle sue protette, il Francese. Vuole sempre che tutto sia ineccepibile e si sente un benefattore, dato che le donne che accettano di lavorare per lui sono ragazze universitarie che hanno bisogno di soldi o donne in crisi, altrimenti perse. È un uomo che si è fatto da sé, che si è messo in proprio, Toni Zanchetta, che ha deciso di costruirsi un personaggio unico nell’ambiente, più un esteta che un violento, un uomo con dei principi solidi.

La sua abilità consisteva nell’avvicinarle, nel recitare la parte dell’uomo che finalmente le capiva e nell’offrire una via d’uscita. La libertà dopotutto ha un prezzo. Sempre e comunque.

Carlotto si diverte a raccontare questo pezzo di mondo, i suoi codici inattaccabili, le perversioni dei clienti, i non-detti della vita delle donne della maison. Zanchetta vi appare, come spesso accade in questo tipo di letteratura, come un uomo a cui si finisce per affezionarsi, a patto di seguirne la logica, anche perché ne vediamo i pensieri, le spiegazioni delle sue scelte e i suoi dubbi, soprattutto, da quando una delle sue, Serena Perin alias Claire sparisce, e lui si ritrova a indagare le ragioni della sua scomparsa. Il plot da questo momento si arricchisce di personaggi: giornalisti, portieri, collaboratrici, avvocati e ovviamente sbirri. Il sottobosco inevitabile mostra i punti di contatto fra i due mondi, lasciando intendere che la linea di confine sia meno netta di quel che si possa credere.

«Hai una bella parlantina, tu» borbottò l’uomo aggiungendo la somma richiesta. «Dovevo anch’io fare il tuo mestiere, invece che spaccarmi la schiena in azienda.»

Una battuta che ormai era stanco di ascoltare, pensò il macrò mentre l’imprenditore tornava dai suoi commensali.

Le indagini portate avanti parallelamente da Zanchetta e dai poliziotti procedono come una vera e propria sfida a suon di minacce, di avvertimenti, di coinvolgimenti della stampa. Ma i tempi si allungano e il macrò deve cominciare a fare i conti con la verità: ha sbagliato, non è riuscito a proteggere Claire, il suo nome si è incrinato, questo può significare che altre d’ora in poi perdano la fiducia in lui, di più, che decidano di lasciarlo perdere per mettersi in proprio. Tutto questo lo conduce a dover fare dei conti più grandi di lui, che lo porteranno a fare scelte decisive per il suo lavoro.

Un paio d’ore più tardi il francese era di nuovo per strada. Si sentiva svuotato, sconfitto, umiliato. Tentava di convincersi che era comunque una vittoria, la sua, perché avrebbe evitato il carcere, ma non ci riusciva.

La sua immagine, il suo destino, la continuazione delle ricerche di Serena sono al centro della storia e mostrano la sua parabola discendente. Toni Zanchetta diventa un fantasma, un uomo normale.

Qualcuno sosteneva che riempire carrella di merce fosse rilassante, ma per Toni fu un supplizio, non sapeva quali prodotti scegliere, c’era troppa offerta. (…) Tornò a casa convinto di non essere adatto alla quotidianità delle persone normali. Un macrò viene servito e riverito, abituarsi non sarebbe stata una passeggiata.

La storia prosegue fra i personaggi ambigui di un Nordest che sembra contenere più segreti di quel che possa sostenere. L’esito delle indagini non restituisce nulla al macrò, se non la coscienza sempre più chiara di avere sbagliato troppe volte in questa storia.

«In questo ambiente sei finito, non hai futuro, sei bruciato.»
«Hai ragione, mi sono fatto prendere dal panico.»

Zanchetta si ritrova solo con i suoi conti che, uno dopo l’altro, chiedono giustizia, o vendetta. Farà quel che può, pur di continuare a vivere.

Carlotto ci regala un ritratto inedito, in un mondo dove i confini fra giusto e sbagliato non sono mai definiti, una storia divertente dove l’umanità dei personaggi è sempre filtrata da una giustizia che si esprime con modi personali, anche quando le cose sembrano scontate. Il suo Francese non è un eroe, ma un uomo mediocre, incompleto, troppo debole per affermarsi completamente nel mondo dell’illegalità e troppo debole per accettare una vita normale. Troppo debole come in fondo è questa società in cui il bene e il male si agitano eternamente scambiandosi di posto e confondendosi, in cui niente si compie mai definitivamente, in cui lo spettro di un male più grande permette al macrò di brillare comunque di luce propria.

Per la prima volta Toni non riuscì a controllarsi e scoppiò in una grassa risata. «Qui siamo in Veneto, la terra del nero e dei maghi dell’evasione. Non siete nemmeno riusciti a farvi restituire i quattrini dei grandi scandali dopo i processi e le condanne, e pensate di trovare i miei quattro soldi?»

Narrativa | Il Francese | Massimo Carlotto | Mondadori | 216 pagine

Site Footer