Castel Carpino, immaginario paese del meridione, è sconvolto. Il giovane nuotatore Filippo, quattordici anni, sale sul trampolino dei tuffi e si lancia nel nulla della piscina vuota.
Inizia così Densità il romanzo d’esordio di Raffaele Notaro, edito da Mondadori. Lo scrittore, che nella vita cura anche il podcast Le Bookoliche, non nasconde nulla sin dalle prime pagine: il suicidio di Filippo è la miccia che fa saltare in aria il paese.
Il paese, colpito a morte da quello schianto, reagisce con la ferocia delle bestie ferite e turbate. Il timido e goffo Gabriele è un ragazzo «problematico», che soffre di una non diagnosticata dislessia, scambiata per svogliatezza dai suoi insegnanti, e diventa il capro espiatorio per la morte del suo inseparabile migliore amico.
Messo sotto accusa dai pettegolezzi e dalle insinuazioni dei suoi compaesani, Gabriele si ritrova costretto dalle circostanze a rivedere e a cercare di capire cosa sia stata la sua amicizia con Filippo, cosa abbia rappresentato per lui, e nel cercare Filippo inizia a cercare sé stesso, l’aver vissuto costantemente all’ombra in una vita che fino a quel momento era stata, come capita spesso a chi è emarginato da bambino, pura sopravvivenza. Ma sarebbe riduttivo considerare Densità come un semplice romanzo sull’amicizia o sulla formazione.
La vera protagonista della storia è piuttosto la vita di paese, le sue severe regole, le paure, le sovrastrutture. Anche se Densità non è un romanzo horror, impossibile non pensare al miglior Stephen King e a certi passaggi di It o Carrie. Anche
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